REIWA 令和


REIWA 令和

Un Giappone quello che si è risvegliato in una nuova era questa mattina, quello che spesso chiamo qui, il mio amato Giappone, per amore indefinibile e profondo senso di appartenenza che non si può spiegare ma solo sentire.

Quel Giappone nel quale mi prometto un giorno di saper tornare e per saperci invecchiare come il mio cuore sa, come il mio cuore desidera e vuole.

Quel Giappone mai soltanto un passo avanti ma con il cuore sempre un po’ più “davanti” ma mai davanti alle persone, un cuore davanti piuttosto ai preconcetti, alle piccinerie, alla disunità, alla non inclusione. Un cuore semplicemente proteso verso gli altri, ma gli altri tutti. Un cuore senza mai la pretesa di essere il migliore ma capace di vedere le proprie difficoltà per farsi migliore.

Dalla mezzanotte nel Sol Levante si è dato il benvenuto alla nuova era, che prende il nome di Reiwa.

Shinzo Abe ha spiegato che significa che: “la cultura nasce e si nutre quando le persone si occupano amorevolmente le une delle altre”.

Il termine Reiwa si può tradurre in “decreto” ma anche “auspicio”, “ordine”, “pace” e “armonia”.

Rompendo una tradizione durata 1300 anni è stato utilizzato un nome tratto dalla letteratura giapponese e non da quella cinese, per un Giappone che a mio parere trae sempre ad ogni passo maggiore forza da questo amore del suo popolo, dalla sua fortissima identità e dall’unità del popolo stesso. Un ritorno ad una capacità identitaria sempre più coraggiosa e contagiosa anche per il singolo, anche e soprattutto per il popolo.

Per il termine Reiwa ci si è Ispirati ad un passo tratto dal quinto libro dell’antologia di poesia classica Man’yōshū, “collezione di diecimila foglie” – risalente al settimo secolo, la più antica del Giappone, che raccoglie poesie di ogni tipo di persona e di ceto sociale, dagli aristocratici ai contadini e che parla di natura e delle cose della vita quotidiana. 

Il passo da cui viene tratto il nome Reiwa parla di “persone che si riuniscono” che si ritrovano insieme, quasi come nell’hanami (花見 "guardare i fiori" a godere delle bellezze della fioritura della primavera), a mangiare e bere sotto ai pruni e ai ciliegi.

A mio parere un concetto vibrante di un incoraggiamento che sa varcare ogni porta ed ogni distanza. Si intende quindi con questo nome il concetto dell’unità e del ritrovarsi, dello stare insieme, dell’amore, del desiderio che spinge al ritorno e a sorridere di nuovo ma per mano e ancora più insieme, ancora di nuovo insieme.
Tornare dove si è già stati, rifare ciò che si è già fatto, amare ciò che si era già amato ma forse con
maggiore consapevolezza, dopo un maggiore approfondimento, con meno paura e superficialità.

Un insieme più consapevole e coraggioso volto a un bene comune più grande seppur trae la sua forza da un maggiore carattere identitario.

A mio parere è un concetto che ispira a vincere le barriere del cuore e spinge ancor di più al credere al valore dello stare vicini, uniti, complici, del volersi bene, del volersi insieme e dell’adoperarsi per vincere su se stessi e per sapere andare così verso gli altri e verso un concetto del senso del vivere più grande e meno egoistico.

Forse un ritorno a quell’insieme e nel contempo a quella leggerezza, a quell’insieme in leggerezza, a quel tempo, ognuno il proprio di tempo, che ci ricorda che attraverso milioni di tentativi spesso fallimentari, attraverso milioni di cadute spesso dolorose e stremanti, vivere non è mai correre da nessuna parte se non solo lentamente provare a tornare a casa, sotto un cielo quello dove tutto è possibile, il nostro, per mano coraggiosamente a chi più amiamo, così come siamo.

A me, a chi amo, al mio amato Giappone al suo meraviglioso popolo e a tutti ma proprio tutti, felice Reiwa e buon risveglio di vita e d’amore.

Tiziana Cerra

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