SOLO UN ALTRO PO’


SOLO UN ALTRO PO’

Mitsuha: Al di lá del finestrino, a portata della mia mano c’è quella persona, nel treno parallelo al mio. Mi guarda dritto in faccia e, come me, ha gli occhi spalancati dalla sorpresa. È così comprendo qual era il desiderio che ho sempre serbato nel cuore.

Taki: Ad appena un metro da me, c’è lei. Non conosco nemmeno il suo nome ma capisco che è lei. Però i nostri treni si allontanano gradualmente. E poi un altro treno passa veloce in mezzo a noi, e non la vedo più. Ma finalmente comprendo qual è il mio desiderio.

Mitsuha: Volevo stare in sua compagnia solo un altro po’.
Voglio stare in sua compagnia ancora un po’.

Taki: Mi getto fuori dal treno appena si è fermato, corro per la città. Sto cercando la sua figura. Anche lei mi sta cercando, ormai ne sono sicuro.
In passato ci siamo già incontrati. No, forse è solo una mia impressione. Forse è solo una mia convinzione, della stessa veridicità di un sogno. Forse è solo frutto della mia immaginazione, come potrebbe esserlo l’ipotesi di una mia vita precedente. Eppure io... noi volevamo stare assieme solo un altro po’. Vogliamo stare assieme ancora un po’.

Mitsuha: Lo penso mentre corro per strada in salita. Perché sto correndo? Perché lo sto cercando? Le risposte a queste domande, forse, io le conosco. Non le ricordo, ma il mio corpo le conosce tutte. Imbocco un vicolo stretto, e la strada si interrompe di colpo. Una scalinata. Quando la raggiungo e guardo in basso, c’è lui.

Taki: Trattengo la voglia di mettermi a correre, e salgo lentamente le scale. Soffia un vento che profuma di fiori e mi gonfia la giacca. In cima alle scale, c’è lei. Ma non riesco a guardare direttamente la sua figura, e mi accerto della sua presenza solo con la coda dell’occhio. Inizia a scendere le scale. Il suono prodotto dalle sue scarpe si inserisce dolcemente all’atmosfera primaverile.
Il mio cuore sobbalza nella cassa toracica.

Mitsuha: Ci avviciniamo con lo sguardo chino. Lui non dice nulla, io non riesco a dire niente. È così ci passiamo accanto, senza riuscire a parlare. In quell’istante, mi fa male tutto il corpo, come se una mano dentro di me mi avesse afferrato e stretto il cuore. Tutto questo è sbagliato, penso con forza. È assolutamente sbagliato che siamo soltanto degli sconosciuti. Va contro il meccanismo su cui si basa l’universo, va contro le leggi della vita.
Perciò...

Taki: Perciò mi volto. Anche lei mi guarda, girandosi alla mia stessa velocità. È sulle scale, con gli occhi sgranati a formare due cerchi perfetti e la città di Tokyo sullo sfondo. Mi accorgo che i suoi lunghi capelli sono legati con un cordoncino di un colore simile a quello del sole al tramonto. Tutto il mio corpo è percorso da un lieve fremito.

Mitsuha: Finalmente ci siamo riusciti. Finalmente siamo riusciti a incontrarci. Sento che sto per piangere. Non appena lo penso, mi accorgo che sto piangendo. Lui guarda le mie lacrime e ride. Rido anch’io mentre piango. Inspiro a pieni polmoni questa aria primaverile densa di presentimenti.

Taki: E poi io e lei apriamo contemporaneamente la bocca.

Mitsuha: Io e lui parliamo nello stesso momento, come bambini che si danno il via contando fino a tre.

Mitsuha/Taki: Qual è ... il tuo nome?

~ Makoto Shinkai,
your name 君の名は。Kimi no na wa.

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