一期一会 ichi-go ichi-e «Una volta, un incontro» L’OCCASIONE CHE SFIORA E NON PRETENDE, CHE AMA E NON CHIEDE AMORE, CHE SI INCHINA E NON DICE.


一期一会 ichi-go ichi-e «Una volta, un incontro» L’OCCASIONE CHE SFIORA E NON PRETENDE, CHE AMA E NON CHIEDE AMORE, CHE SI INCHINA E NON DICE.

Stamattina ho trovato qui su Facebook, l’ennesima foto, dell’ennesimo portafoglio, ritrovato e lasciato nel cestino di una bicicletta in Giappone, per restituirlo al proprietario. È così che mi sono ritrovata a riflettere sul vero senso della profonda onestà. Che non è l’onestà delle regole ma quella del vero senso dell’esistere. Quella che mi consente di chiedere “come stai e se ti occorre qualcosa”, senza per questo aspettarmi che tu domani debba farlo con me. Quella che mi porta a guardare il riso caldo che ho in questo istante pronto e che di certo si scuocerà per la mia “urgenza dello scrivere” e che mi porta a chiedermi che cosa un altro possa mangiare nella sua difficoltà. Quella che mi porta a trovare un oggetto e a pensare a chi nello stesso momento lo sta cercando. È qualcosa che va al di là delle cose e delle convenzioni e che affonda le sue radici in qualcosa di molto più profondo, dentro al cuore delle cose stesse, nell’esistenza degli stessi uomini. È qualcosa di difficile da trovare nei manuali del buon esistere. Credo sia invece qualcosa che abbia più a che fare con la sofferenza. La sofferenza intesa come dono che ti plasma, quella che ti apre ogni porta verso l’altro , la sofferenza come immenso regalo della vita, come la più grande occasione di trasformazione dell’individuo. La sofferenza che unisce i cuori e non divide. Ecco la stessa sofferenza che a mio parere un giorno è stata ennesima occasione per un intero popolo, quello giapponese, per divenire quello che oggi solo questo popolo sa essere. La sofferenza che diviene compassione e che consente di inchinarsi di fronte ad ogni incontro, a cospetto di ogni singola storia e di ogni differente incedere ad ogni singola stretta di mano possibile, ogni volta che anche solo per un istante, con la nostra vita sfioriamo un essere umano e ogni volta che con un minuscolo gesto di gentilezza, possiamo accarezzargli il cammino. Incontri talvolta fugaci, che creano però sempre opportunità e svolta, possibilità e direzione.
Quel che voglio dire è che non è il senso dell’etica a doverci spingere a fare per gli altri ma un senso più grande, il senso dell’altro in quanto essere umano meraviglioso ed unico, da proteggere quindi e da sostenere sempre. Il moto dell’amore, dell’unico amore che dovremmo conoscere e risvegliare in ognuno di noi, amando o relazionandoci senza risparmiarci. L’amore che non chiede ricompense, quello che non chiede di essere ringraziato o riconosciuto o visto o ri-amato. Quello che ogni giorno silenziosamente e nascosto, ritrova in sè la forza di essere e di adoperarsi, il suo passo deciso e fiero e che senza dire nulla trova fa suo il coraggio del non lamentarsi e di cambiare se stesso e il cuore delle persone e così facendo l’intero mondo. Quello che personalmente ritrovo nel moto del globale esistere di questo popolo gentile che tanto stimo e amo e che non soltanto mi fa pensare: “un giorno io in Giappone ci ritornerò a vivere” ma che mi fa sperare in fondo al mio cuore di poter credere che forse, in qualche bizzarro modo che non mi è dato sapere, io sono già lì tra quelle vie e sotto quel cielo, per mano stretta stretta a questa meravigliosa gente che tanto mi ispira ma dall’infinito sempre.

~ Tiziana Cerra Love Trainer

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