L’ORRORE CHE NON SAREBBE DURATO UN GIORNO, PERPETRATO PER COLPIRE IL CUORE ORGOGLIOSO E COMBATTIVO DI UN POPOLO CHE NON SI SAREBBE ARRESO PER NESSUN MOTIVO AL MONDO, RIMANENDO UNITO E COESO FINO ALLA MORTE.


L’ORRORE CHE NON SAREBBE DURATO UN GIORNO, PERPETRATO PER COLPIRE IL CUORE ORGOGLIOSO E COMBATTIVO DI UN POPOLO CHE NON SI SAREBBE ARRESO PER NESSUN MOTIVO AL MONDO, RIMANENDO UNITO E COESO FINO ALLA MORTE.

Alle 8:15 del 6 agosto 1945 il bombardiere americano Enola Gay sgancia sulla città di Hiroshima il primo ordigno nucleare della storia. Tre giorni dopo l’operazione verrà ripetuta su Nagasaki. La conta dei morti è spaventosa: centomila ad Hiroshima, sessantamila a Nagasaki.

Sulle motivazioni dell’utilizzo dell’ordigno nucleare in un saggio si spiegherà l’orribile verità, quella che batte soprattutto sul desiderio di voler abbattere la dignità di un popolo che più che con le armi fondava la sua difesa su credo, unità e determinazione.

Il saggio spiega che non esiste e mai è esistita una scienza fuori dal mondo e cioè non legata agli eventi che nel contingente stesso si presentano.

L’utilizzo quindi dell’ordigno nucleare era l’orribile modo di piegare un popolo, il popolo giapponese, che diversamente non si sarebbe mai arreso.

Un attacco diretto al cuore quindi degli uomini e al loro credo più profondo, quello di voler e saper combattere fino allo stremo, fino alla morte per un ideale più grande, per un ideale del cuore, per amore della gente stessa, per una visione del mondo che noi occidentali neppure crediamo possibile, neppure possiamo pensare.

Perché una resa del popolo nipponico, orgoglioso e pronto a combattere fino al totale annientamento come dimostrarono i kamikaze, non si sarebbe mai avuta se non attraverso un atto di forza disumano, ignobile, pieno di orrore e vergogna, un atto inenarrabile e senza precedenti, che ci rende tutti colpevoli se non proviamo almeno a ricordare.

A Saipan, oltre 5.000 civili preferirono suicidarsi piuttosto che arrendersi ai “diavoli americani” e nella difesa di Okinawa gli orgogliosi giapponesi, lasciarono chiaramente intendere quale fossero forti la loro capacità e la loro determinazione di voler resistere fino al suicidio nazionale, nonostante il 9 marzo del 1945, avevano subito un devastante raid aereo su Tokyo che aveva distrutto oltre il 25% della città e ucciso circa 100.000 persone senza che questo li smuovesse dall’intento di resistere, dal loro intento del cuore, quello che ancora oggi li porta ad avere un’orgoglio e una determinazione capace di piegare un intero mondo, semplicemente con l’esempio, semplicemente con l’utilizzo di un profondo credo, il loro, legato alla solidarietà e all’amore per la propria gente e non solo , ai valori umani, ai diritti civili e al cuore.

Che oggi sia pianto per tutti, che questo sia da esempio e mai più dimenticato.

Tiziana

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