RICONOSCERSI OLTRE LE PORTE DEL TEMPO E SAPERSI SPINGERE OLTRE L’IMPOSSIBILE


RICONOSCERSI OLTRE LE PORTE DEL TEMPO E SAPERSI SPINGERE OLTRE L’IMPOSSIBILE

Il freddo passava loro accanto senza toccarli, senza neppure sfiorarli quella sera, mentre bisbigliava loro di quel tempo esistito che i due fino a poco prima sembravano non ricordare.

Il porto vicino e la gente che passava rumorosa.

Lei gli camminava accanto, mentre lui sosteneva il passo di lei dal lato del cuore.

Si erano promessi che sarebbe stato in un posto lontano, che avrebbero dovuto lottare, non contro ma incontro ad ogni sortilegio possibile, per sapersi riconoscere in ogni vita a venire.

Avrebbero giocato a nascondino oltre il buio.

Avrebbero vissuto l’uno il giorno, l’altro la notte perché il tempo non sapesse fermarli, perché ogni tormenta non potesse scalfirli.

Avrebbero appreso mondi diversi perché lo spazio non sapesse domarli.

Sarebbe stato sfiorarsi senza incontrarsi, allungarsi senza vedersi, scontrarsi e sorprendersi ma a lungo e senza sapersi.

Avrebbero saputo stordirsi per non sentire ma solo per sapersi ascoltare.

Svanirsi per non essere ma solo per saper non sparire, ma solo per sapersi ritrovare.

Perdersi e in ogni modo possibile ma solo per saper ritornare.

-“ Non occorre abusare di ciò che sai che c’è in abbondanza”- deve averle sussurrato lui prima di salutarla in quel tempo.

-“Non occorre cavalcare il tempo e avere fretta quando è da sempre....”- aveva continuato prima di lasciarla partire.

“Riconoscerò il tuo sguardo tra tutti”, “Saprò di nuovo lasciarmi trasportare a te. Ti proteggerò oltre ogni sentire anche quando ancora non saprò il tuo nome e lascerò che ogni mio singolo passo ed ogni mio singolo ostacolo, sappiano ricondurmi sempre un po’ più vicino a te...”, gli aveva sussurrato lei con un filo di voce, prima di lasciarlo andare.

“Saremo sempre capaci di riconoscerci e restare, ancora e poi ancora e poi ancora, “...e nonostante tutto”- continuò lui, “accada quel che accada io saprò tornare, tu non smettere di chiamare il mio cuore, tu non smettere di saperti fidare!”.

Finalmente lei sembrava ricordare, ecco che sapeva ricordare tutto .

Il freddo sembrava addolcirsi in quel corridoio illuminato ma blu come la notte, le stelle sembravano ridere in quel loro luccicare senza sosta e tutto sembrava risvegliare la memoria e quel che avevano già vissuto fino a quell’istante ma dall’infinito tempo.

Si erano avviati a piedi dopo aver sorseggiato una bevanda calda in piedi vicino all’uscita di quel piccolo bar che avevano sempre frequentato ma separatamente.

Attraversarono il tempo.

La fontana feconda di fiori di Loto restava in riverenza incantata, mentre silenziosa li guardava passare.

La luna sembrava inchinarsi e nascondersi dietro le nuvole mentre sbirciava perché non si distraessero a guardare i suoi sorrisi nel cielo.

Era perché si ascoltassero oltre le parole, era perché ascoltassero il ticchettio dei loro passi all’unisono.

È lì che lei avrebbe riconosciuto lui, non sull’uscio di casa ma nell’attraversamento di quel lungo e buio corridoio, nella tormenta del faticoso di lui ritrovarsi.

Fù così che riconoscendo lui, finalmente avrebbe compreso chi lei fosse.

Come quando paziente lui le aveva insegnato il valore del silenzio un passo prima dell’ascolto, dell’incertezza un passo prima del coraggio, dell’inferno come della felicità ma un passo prima del pensiero, della paura e della difficoltà ma un passo prima della forza, del dolore profondo, un passo prima dell’amore.

Così come aveva già fatto milioni di volte, si ricordò che sapeva tornar bambina solo nel calore di quell’abbraccio, solo al suono di ciò che il suo cuore non aveva saputo dimenticare.

Aveva lunghi guanti neri lei quella sera, guanti che non indossò , non era lì per sedurlo.

Lasciò le mani nude perché desiderose di sentire il muoversi dell’aria al muoversi di lui, lì finalmente accanto a lei.

L’incantesimo che li voleva lontani sembrava spezzato. Il tempo e lo spazio sembrava volessero fare pace con l’universo per sospingerli verso i lampioni oltre il buio, ai piedi di quella fioca luce, dove avrebbero finalmente potuto guardarsi di nuovo, se solo avessero trovato il coraggio di farlo.

“Arriverà il momento che sarà abbastanza, arriverà il momento che saremo stanchi, lotteremo ancora più forte, per non mollare, per non arrenderci e per saper ricordare, ma lentamente.” Ecco che lei ricordo’ l’intera promessa e che cosa lei, dovesse fare.

Rimase così immobile in silenzio ad ascoltarlo mentre le mani le tremavano, a guardarlo in quell’istante che sapeva di eterno.

Di fronte a lui comprese che non era esistito mai nessun ostacolo e mai nessun impedimento, non c’era la folla e neppure il vento, non c’era paura e neppure il freddo, c’erano solo loro per mano ed erano lì dall’infinito tempo.

Si tolse la stola dal collo, la adagiò al collo di lui non per legarlo a sé non ne aveva bisogno, lo fece perché almeno un pezzo di lei sapesse tornare lì da dove, chissà quando, lei un giorno era partita.

Lo fece per lasciarsi condurre, lo fece per avere coraggio, lo fece perché era l’unica direzione del cuore.

Comprese così perché ci fosse un posto in cui il suo corpo sentisse di dover tornare, il posto che il cuore da sempre, invece, aveva avuto il coraggio di abitare.

Era casa.

Una nave entro in porto con un suono lungo e prolungato, lei sobbalzò svegliandosi.

Forse aveva saputo almeno sognare o forse esisteva davvero un posto del cuore e qualcuno dal quale saper tornare.

Ogni diritto riservato a
Tiziana Cerra - Love Trainer
MASTER COUNSELOR
 FORMATORE IN DINAMICHE RELAZIONALI
 - Specializzato in CAMBIAMENTO STRATEGICO nelle SEPARAZIONI 
e nelle DIPENDENZE AFFETTIVE -
 (Consulente non medico)-

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