Che ogni essere umano che usi droghe o alcol, che ogni essere umano che “dipenda” , abbia la possibilità semplicemente di essere amato. Che possa trovare chi sappia non giudicarlo, chi sappia riconoscere che quando egli stesso sarà chiuso solo tra quattro mura, sarà il primo a vergognarsi e a volersi diverso, a falcidiarsi e a pensarsi cattivo, sbagliato, mostruoso. È un vortice quel che si tenta di riempire con le dipendenze, un dolore dell’anima, un oblio, un’eco dall’aldilà, un dover fare “quella scelta” e necessariamente. Una strada che attraversa tutte le vite che sono state e tutte quelle che saranno per potersi sanare e che forse, chissà, racchiude in sé il desiderio di imparare qualcosa che noi esseri “umani perfetti” abbiamo dimenticato, la possibilità di apprendere l’arte della compassione per la più friabile e “normale” fragilità umana.

Tiziana Cerra

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