CHI AMA NON RITROVA DIO NELL’ALTRO MA RITROVA DIO CON L’ALTRO.


CHI AMA NON RITROVA DIO NELL’ALTRO MA RITROVA DIO CON L’ALTRO.

CHI AMA NON RITROVA DIO NELL’ALTRO MA RITROVA DIO CON L’ALTRO.

Le poche volte che osservo il passato mi accorgo di come per tutta la vita io sia stata un cercatore di porte, porte da e verso le cose, porte su e dentro le cose.

Accadeva ogni volta come quando si è di fronte al mare e non si scorge né l’orizzonte, né le sue profondità ma spesso solo la paura di tuffarsi e il timore di immaginare. Intraprendiamo un viaggio per chissà quale isola che non c’è, per poi comprendere che l’unico nostro scopo è la luce e la porta di “casa”.

Ho avuto la fortuna di essere scalfita molto, incompresa tanto, allontanata parecchio ma il dolore che è sempre stata la mia porta verso casa e verso il cielo, lo avrei compreso solo in seguito ed era quello della separazione da chi più si ama. La separazione da chi più ami, è uno dei doni più grandi che la vita possa concederti, immerge le sue radici profonde in vite già vissute e forse troppo dimenticate, vite che ci hanno già voluto in prima linea ma soli, e forse capaci per questo sempre di più, di trovare il tutto nel niente e nell’oblio. Vite che non si possono forse ancora davvero dire passate e che pretendono il tuo ricordo e nessun lamento.

È così che si sperimentano le più profonde canalizzazioni, quelle che ti fanno comprendere che la solitudine non è separazione ma forse solo distanza per approfondire, capacità di parlarsi più piano e più adagio, possibilità di divenire, più “leggeri” e gentili, più silenziosi e forse capaci così, di amarsi davvero.

Divenivo più grande e meno bambina confusa ad ogni dolore, ad ogni separazione ed era in quei momenti che il mio cuore mi parlava della non separazione e della capacità di stare, che non può essere insistere, che non può essere rimanere e mai può essere promettere.

Stare ha a che fare con la volontà di esistere e di divenire, con la forma ma quella della gentilezza, con le cose che ricordi solo quando sei di fronte a chi ti concede ogni tipo di intemperanza e ogni sperimentazione mentre tu fai altrettanto, con l’amore ma quello che si sente e non si dice, quello che ti fa scorgere te e chi sei negli occhi di chi riesce così tanto e istintivamente a saperti, mentre tu non ti conosci.

Per me ha avuto a che fare con un tocco antico, con il sapore ed il profumo del tabacco o del vino sulle labbra ma che io in questa vita non avevo mai provato, con il tempo accanto, molto spesso ridendo ma soprattutto e molto spesso piangendo ma mai di dolore. Per me ha avuto a che fare con il tempo della stima che sa farsi volo.

È così che comprendi che è in due che si diventa simili a Dio. È solo quando si è uno ma in due, che si diventa simili a Dio o forse sì diventa Dio. Fosse anche solo per allungarsi e toccarsi, fosse anche solo per riscoprirsi pazienti e perfetti. Fosse anche solo per scoprire un giorno che toccarsi, può essere sempre solo respiro e risveglio dell’anima e mai possibilità concessa alle mani. Fosse anche solo per ricordarsi che i cercatori di porte sono in realtà serrature in cerca di un’unica chiave.

Tiziana Cerra

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