Stamattina riflettevo sul termine integrità

integrità /in·te·gri·tà/ sostantivo femminile
1. La presenza e la consistenza della sostanza costitutiva di un oggetto o di un individuo (o di parte di esso) nella sua totalità e interezza (sia quantitativa che qualitativa)."verificare l'i. dei sigilli"

Essere integri vuol dire scegliere di essere completi accomodandoci in quei meandri di noi che ci hanno sempre voluti ciechi, sordi, inermi, esitanti. Vuol dire essere totali così come siamo, così come possiamo, laddove ci vergogniamo. La volontà tanto pretesa da troppi guru poco conta e serve. Nei percorsi di coerenza e ricongiunzione a sé, l’unico modo è invece fare scattare questa possibilità dentro noi accompagnandoci piano piano, fosse per una vita intera e sempre un passo alla volta, fino a quando non siamo pronti. È accettare il viaggio, è comprendersi ascoltandosi mentre si cammina. Il riconoscersi avviene nella lotta, nella nostra risposta alle avversità e spesso nella nostra non risposta. Nell’immobilità come nel tacitarsi, nel tacersi, nel non dirsi, nel non vedere e nel non vedersi. Occorre pazienza, amore, capacità di rimanere soli barcollanti sul crinale della vita, insistendo, quando in bilico tra stare e andare, finalmente scegliamo di essere noi così come siamo, in bilico si, ma pronti a saper guardare e solo poi a voler vedere e ad accettare di rimanere. Le menzogne che spesso ci circondano rappresentano la nostra necessità di sapere a metà, il nostro proteggerci da ciò che potrebbe irrimediabilmente spargerci in mille pezzi, nel terrore più puro che nessun altro possa davvero amarci, nel terrore più puro che gli altri così come sono facciano emergere quella parte di noi che tanto temiamo. E se crediamo che nessuno sia davvero degno di una fiducia così cieca, davvero in grado di amarci fino a farci credere, vedere, sapere, “abbandonare” all’ignoto che tanto evitiamo e ci nascondiamo, così come l’ovvio, allora forse possiamo e dobbiamo chiederci se siamo proprio certi di volere amare e di volere veramente che qualcuno ci ami.
Contaminarci è amarsi. Correre il rischio di non piacersi e di non volersi per davvero. Lasciarci essere e lasciare essere affidandosi solo all’universo, fino a quando accettiamo ogni rischio , soprattutto quello che ci ricorda di essere uno e mai due, sia se restiamo, sia se andiamo, sia che l’altro resti, sia che l’altro ci “abbandoni”.

Tiziana Cerra
www.tizianacerra.com








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