La frutta a casa nostra credo rappresenti nonno. Il papà di mio papà. Nonno Cerra, lo chiamavamo così.

Nonno ci aspettava con ansia ad ogni estate a Salerno per regalarci la frutta migliore e i suoi racconti. Ecco perché per noi a casa, la frutta è rito.

I fichi fioroni, le pesche grandi grandi, le pere, le mele annurche. Per lui era un orgoglio e il più prezioso dei doni. Nonno con il suo fare semplice ci stava insegnando il valore delle piccole cose, la preziosità delle cose vere e delle mani stanche che lavorano.

Lo ricordo seduto su una piccola sediolina di paglia e legno di fronte alla porta di casa che dava sul cortile interno a “case rosse”, la nostra casa di pietra di fronte alla vecchia ferrovia a Pontecagnano di Salerno. Di sedioline così ne avevamo due.

Mi sembra di vederlo mentre agita il suo bastone nell’aria raccontandoci la sua vita, quasi con quel bastone nel cielo lui quella vita la stesse ridipingendo.

Mi stava insegnando a dipingere nonno e a credere nei colori del mondo.

Magro, magro e fiero nonno, con la sua coppola costantemente in testa mentre parlava con papà e rideva con mamma.

Ognuno di noi porta dentro se parti di un esistere generazionale che non considera mai. Una fatica che sa sentirsi fisicamente sulla pelle e sul cuore.

Quindi, quando senti peso e fatica, ricordati che mentre ti adoperi per liberare te stesso, stai portando in libertà un intero reggimento di anime a te legate vita dopo vita. Sette generazioni prima e sette generazioni dopo. Se provi a guardarti intorno e dentro, comprenderai che sei legato a loro da un patto eterno e che mentre la tua vita si muove anche quella di chi a te è legato, esistenza dopo esistenza subisce evoluzione e cambiamento. Una vera e propria metamorfosi generazionale e familiare.

Tu quindi, illusoriamente solo così come ti senti, sei invece eternamente per mano e accompagnato da chi conta su di te da sempre per potersi liberare, per poterti liberare. Per potervi librare, divisi ma eternamente uniti e insieme. Artefici di un destino che lega così tante anime da poterti fare comprendere e pazientare con te stesso un po’ di più, se solo tutto questo fosse visibile.

Ma non ti è dato di vedere, ti è dato solo di credere.

Ecco perché senti tutto quel peso sul cuore e nel tuo incedere mentre cadi, ogni volta ti rialzi e tenti di vivere.

Adagio, quindi fai adagio e con amore, con ancora più amore.

Oggi quindi se puoi, prova a ricordartelo e mentre dici che domani è un altro giorno prova ad abbracciarti e ad abbracciarvi, grato e consapevole del grande compito a cui stai assolvendo, un po’ di più, ancora un po’ di più, soltanto un po’ di più e sarà tana libera tutti e forse anche tu potrai vedere sorridere nonno, ovunque lui sia.

Tiziana Cerra

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